DIGITALE E NUOVE TECNOLOGIE TRAFORMERANNO IL LAVORO
Tratto dal website www.cdt.ch | 16.11.2021
Come digitalizzazione, tecnologie varie, attenzione alla sostenibilità, nuove forme di lavoro, possono condizionare e modificare la nostra vita privata e professionale, la nostra mobilità e lo stesso assetto urbanistico delle nostre città?
Questi temi vasti ed impegnativi sono stati affrontati nell’incontro «Confronti 2021», organizzato a Lugano dall’Università della Svizzera italiana (USI). Ad introdurre i workshop dedicati alle diverse aree di discussione è stata Barbara Antonioli Mantegazzini, docente USI e vicedirettrice dell’IRE che, nei confronti delle applicazioni tecnologiche, delle nuove forme di lavoro e di mobilità, ha ricordato anche il loro lato meno positivo in termini di implicazioni sociali avverse.
Si è parlato dei nuovi scenari e delle nuove formule legate al mercato del lavoro, di come coworking, sharing, pooling, cioè opportunità sia di luoghi fisici oltre che di strumenti tecnologici per mettere in comune idee, spunti creativi e stimoli professionali, superando il concetto di luogo di lavoro tradizionale, al di là dello stesso home-working che la fase Covid ha visto sviluppare.
Un tema dominante dei lavori è stato quello del futuro delle città, del modo stesso di risiedere e della relativa mobilità.
Città da ridisegnare a misura d’uomo, spazi pubblici esteticamente piacevoli, servizi disponibili ovunque e raggiungibili a piedi; spazi residenziali privati dominati dalla domotica e dalle connessioni e, secondo quanto certi architetti sostengono forse al limite dell’utopia, un modo di abitare che invece di utilizzare risorse addirittura le produca e trasformi gli esseri umani in «sensori» dell’energia consumata, al pari di quanto avviene per un elettrodomestico od un’automobile.
Naturalmente i nuovi scenari prevedono il dominio dei mezzi pubblici e l’ostracismo del traffico privato.
Dite che le nostre città sono davvero pronte a diventare spazi cosi funzionali e sostenibili e noi, dite che siamo pronti a questi nuovo modi di vedere il lavoro a discapito della socialità?