I NUOVI ACCORDI FISCALI SEMBRANO RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO

 Tratto dal website TICINONEWS | 08.11.2024

Calano dopo 10 anni i frontalieri in Ticino, in controtendenza rispetto al resto della Svizzera. Nell’ultima rilevazione compiuta dall’Ufficio Federale di statistica quelli infatti registrati nel nostro cantone nel terzo trimestre del 2024 erano 79’303, cifra che corrisponde a un calo dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,3% nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente. Alla fine di settembre, il numero di persone straniere con un permesso G attive in Svizzera era pari a circa 403mila, in crescita del 2,4% rispetto al terzo trimestre del 2023 e del 19% rispetto allo stesso periodo del 2019, quando i detentori di un permesso G erano 339’000. Il Ticino è quindi in controtendenza. Poco più della metà dei frontalieri è domiciliata in Francia (57,4%), il 23% in Italia e il 16,4% in Germania. A pesare sul calo dei frontalieri anche i nuovi accordi in materia fiscale sottoscritti da Italia e Svizzera nel corso del 2023, che hanno reso meno conveniente andare a lavorare oltreconfine. Dal 1 gennaio scorso infatti la Svizzera trattiene l’80% dell’imposta alla fonte regolarmente prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri (ovvero tutti i lavoratori assunti dopo il 17 luglio 2023). Questi ultimi per evitare la doppia imposizione sono poi tassati in via ordinaria anche in Italia. Un provvedimento che è pesato anche sul fronte della domanda, portando a una diminuzione, la prima dopo anni ininterrotti di aumenti, del numero di frontalieri. Tale situazione si verifica in un momento in cui il franco si è riscoperto ancor più super, con un cambio che veleggia a 1,07 euro e alla vigilia delle nuove disposizioni sul salario minimo, considerate da molti elvetici, oltre che un diritto e una tutela dei lavoratori, anche un possibile regalo ai frontalieri italiani o francesi (con un costo della vita nettamente inferiore a quello svizzero). Secondo alcune associazioni di datori di lavoro dei Cantoni svizzeri di confine, l’introduzione del salario minimo potrebbe attrarre nuova manodopera straniera. Per altri invece, la fissazione di un salario minimo ridurrà la concorrenzialità dei frontalieri, soprattutto di quelli meno formati, e come conseguenza, i datori di lavoro saranno incentivati ad assumere dipendenti del posto.

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