Con il vaccino ci sarà una ripresa mai vista negli ultimi 10 anni
Tratto dal website www.cdt.ch | 14.12.2020
È l’opinione dell’esperto Maurice Pedergnana intervistato dalla NZZ, secondo il quale «il nuovo anno sarà caratterizzato da una significativa ripresa economica»
Una volta diffuso il vaccino nell’economia si innescherà una ripresa congiunturale che non si vedeva da tempo: è l’opinione di un esperto intervistato oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Altri specialisti sono però più cauti.
«Vi sarà una ripresa di quelle che non abbiamo mai visto negli ultimi 10 anni», spiega alla NZZ Maurice Pedergnana, capoeconomista di Zugerberg Finanz e professore alla scuola universitaria professionale di Lucerna. «Oggi è difficile da immaginare. Ma se l’anno prossimo sarete vaccinati potrete fare di nuovo le cose insieme, viaggiare insieme, festeggiare insieme, cantare insieme, abbracciarvi insieme. Tutto ciò che è stato accantonato negli ultimi nove mesi sarà vissuto con maggiore intensità nel 2021 e nel 2022. L’ottimismo della gente stimolerà l’economia nei prossimi 12-18 mesi».
«Il nuovo anno sarà caratterizzato da una significativa ripresa economica, soprattutto nella seconda parte dell’anno», gli fa eco Anja Hochberg, ex dirigente di Credit Suisse e oggi alla testa di un comparto di Swisscanto, pure intervistata dal quotidiano zurighese. «Il vaccino sta davvero cambiando molte cose e l’euforia è quindi grande. Comunque nel primo semestre dell’anno ci saranno probabilmente ancora dei problemi: non è quindi che d’ora in poi tutto andrà bene. Ma anche se la ripresa economica si è un po’ arrestata al momento, si può prevedere una crescita globale del 5,8% per il 2021. Alcuni mercati azionari ne tengono già conto».
Assai più cauta è un’altra economista, Tatjana Puhan, vice responsabile investimenti presso la società di amministrazione patrimoniale Tobam. «Non sono sicura sull’ampiezza della ripresa l’anno prossimo e se essa giustificherà i recenti rialzi dei prezzi degli attivi, in particolare delle azioni. Questo dipenderà da quanto i vaccini saranno effettivamente disponibili, se essi porteranno le persone a muoversi normalmente e se l’economia sarà di nuovo in grado di funzionare senza restrizioni. Una cosa sono le economie sviluppate, un’altra quelle emergenti: è da vedere se i vaccini saranno ampiamente disponibili anche là».
«Forse le aspettative, che si riflettono nei prezzi delle azioni sono troppo ottimistiche», prosegue l’esperta. «Potrebbero essere necessarie delle correzioni. Le conseguenze a lungo termine del blocco dell’economia sono talvolta sottovalutate. Molte imprese possono ancora ricorrere alle riserve e per questo motivo molte conseguenze negative non sono state avvertite immediatamente. Ma questo cambierà gradualmente man mano che le riserve si esauriranno. Quanto più a lungo durerà questa fase, tanto più evidenti potrebbero diventare le conseguenze. Per questo sono un po’ più cauta nel mio giudizio».
«Sono molto più ottimista, soprattutto per quanto riguarda i mercati emergenti», ribatte Pedergnana. «I maggiori produttori di vaccini non si trovano affatto nei paesi occidentali, ma in India e in Cina. L’India ha già prodotto 40 milioni di dosi. In gennaio l’Indian Serum Institute la più grande azienda produttrice di vaccini al mondo, aumenterà la sua produzione mensile a 100 milioni di dosi. E questo è solo un impianto di produzione nei mercati emergenti. L’India e la Cina avranno le loro popolazioni vaccinate entro la metà dell’anno. Questo è un enorme vantaggio rispetto ai paesi occidentali, che sono un po’ lenti, come se non fossero stati in grado di prepararsi a un’ondata di vaccinazioni negli ultimi mesi».
A questo proposito prospettive interessanti si aprono anche per i mercati azionari. «Condivido l’opinione positiva sui mercati emergenti», gli fa eco Hochberg. «Non solo per le vaccinazioni, ma anche per i risultati elettorali negli Stati Uniti: con Joe Biden come presidente, ci sarà di nuovo più prevedibilità in politica e un ritorno al multilateralismo».
Il ritrovato ottimismo dei consumatori rischia però di sfociare in un sensibile aumento dell’inflazione? «Non temo un rincaro nettamente più elevato», risponde Puhan. «Negli ultimi anni abbiamo visto che i salari non sono cresciuti, nonostante un ottimo andamento economico, e che non c’è stata inflazione reale dei prezzi a causa della concorrenza globale». Della stessa opinione è anche l’esperto tedesco Philipp Vorndran, «almeno per i prossimi anni». A suo avviso sarà più facile assistere a una difficile lotta per raggiungere gli obiettivi di inflazione che vedere esplodere il rincaro.
Diverso è l’orientamento di Pedergnana. «Negli ultimi anni siamo stati un po’ viziati per quanto riguarda il bacino di manodopera. Trovo sorprendente che si dica che i salari non siano aumentati, perché bisogna ricordare che l’inflazione salariale in India e in Cina è piuttosto massiccia. Il bacino di forza lavoro, non solo nei paesi dell’Ocse è limitato, in un mondo sempre più digitalizzato. Non riguarda l’intera popolazione, ma coloro che hanno competenze digitali. Ci sono aumenti salariali percentuali a due cifre. I flussi inflazionistici stanno uscendo dalla Cina, la fabbrica mondiale, e dall’India, la fabbrica nel comparto IT, perché gli incrementi di stipendio superano da tempo la crescita della produttività. Se gli aumenti salariali dovessero accompagnarsi all’aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione salirà rapidamente al di sopra del 2% e più velocemente di quanto molti possano immaginare oggi. In ogni caso, non sottovaluterei i rischi di inflazione», conclude lo specialista.