IL NUMERO DI FRONTALIERI IN TICINO AUMENTA… MA MANCA LA MANODOPERA!

 Tratto dal website link | La Provincia di Como 11 AGOSTO 2022 (1) | Arbeitgeber 30 GIUGNO 2022 (2) | Ticinowelcome.ch 16 MARZO 2022 (3)

L’ultimo rilevamento conferma un boom di permessi G, soprattutto nel settore terziario. Secondo i dati della Uil Frontalieri di Como infatti si è raggiunto un nuovo record di frontalieri in Ticino, 75.795 i permessi “G” censiti al 30 giugno (+3,4% la variazione annua). Negli ultimi cinque anni il numero di frontalieri è aumentato così da circa 318.000 nel 2° trimestre 2017 a 370.000 nel 2° trimestre 2022, il che corrisponde a un incremento del 16,1%.[1]

L’assemblea annuale degli imprenditori dell’USI (Unione Svizzera degli Imprenditori) tenutasi recentemente ha però, apparentemente in maniera sorprendente, evidenziato come nel medio periodo il Cantone Ticino sarà destinato ad essere carente di circa 500mila lavoratori, in particolare nel settore informatico, edilizio e nella sanità. Tutti settori che fungono da richiamo importante per i frontalieri. Prova ne sia che – stando al report federale – nell’incremento dei frontalieri occupati nel settore Secondario le costruzioni hanno fatto la parte del leone, registrando un sensibile aumento su base annua. Per contro, il Terziario (che, lo ricordiamo, ha superato la quota dei 49 mila frontalieri occupati), impiega oggi il 66% dell’intera forza lavoro frontaliera. In pratica, due frontalieri su tre lavorano nel Terziario. L’Unione svizzera degli imprenditori ha puntualizzato che «anche in futuro la Svizzera dipenderà dall’immigrazione dai Paesi dell’Unione Europea e degli Stati Aels (i membri, oltre alla Svizzera sono Islanda, Liechtenstein, Norvegia). Ciò significa che senza frontalieri difficilmente l’economia federale potrà garantirsi un futuro florido.[2]

La conferma di quanto sopra arriva anche da diverse dichiarazioni di alcuni datori di lavoro che lamentano di non trovare manodopera ticinese qualificata. «In Ticino il settore farmaceutico occupa circa 3.000 addetti, in Lombardia lo stesso settore ne può contare circa 29.000; va tenuto infatti presente che l’industria farmaceutica italiana e in particolare quella Lombarda è tra le prime al mondo», sottolinea  Virginio Cattaneo, Head of Humas Resources del Gruppo IBSA, secondo cui «il settore farmaceutico in Ticino, per quanto in crescita da diverso tempo, non ha una massa critica tale da generare un mercato del lavoro interno sufficiente a garantire la manodopera che serve alla crescita dell’azienda. Andrea Gehri, presidente della Camera di commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino e titolare della omonima ditta di lavorazione sottolinea come: «registriamo in particolare nelle professioni dell’edilizia e dell’artigianato una certa diffidenza da parte dei giovani ticinesi e/o dei residenti ad affrontare professioni di carattere manuale. Riteniamo ciò un vero peccato. Vi fosse manodopera locale, domiciliata, residente che intendesse lavorare nel settore dell’edilizia e dell’artigianato in particolare, ne saremmo molto felici». Secondo il Direttore della casa di riposo Rivabella di Magliaso, Alexandre Alerman: «il mercato non abbonda di personale sanitario e per le case anziani effettivamente non ci sono risorse a sufficienza». Raimondo Pancrazio dell’Unione Italiana del Lavoro (UIL), aggiunge: «ci sono interi settori in Ticino, a partire dalla sanità che senza i frontalieri non starebbero in piedi. Lo stesso simbolo della Svizzera, i suoi orologi, sono per il sessanta per cento prodotti da lavoratori senza il passaporto svizzero».[3]

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