Manor taglia, quali conseguenze per il Ticino?

 Tratto dal website cdt.ch | 17.08.2020

La regina dei grandi magazzini annuncia tagli per 476 posti di lavoro sull’onda di un riorientamento strategico che pone al centro lo sviluppo dell’online

La pandemia ha colpito il commercio al dettaglio e al contempo ha funto da catalizzatore per dinamiche «che saranno destinate a durare diversi anni». Con queste parole ieri il CEO di Manor Jérôme Gilg ha annunciato una forte ristrutturazione in seno al principale gruppo svizzero dei grandi magazzini, per far fronte alle abitudini di spesa che cambiano nonché al giro d’affari in calo da tempo. Entro la fine del 2024 la società vuole quintuplicare il fatturato online ampliando la sua gamma di assortimento, consulenza e servizi. Fare ordini online dovrà diventare più facile e nel 4. trimestre il gruppo lancerà il proprio marketplace online.

Le conseguenze sull’organico

Per raggiungere questi obiettivi è necessario rivedere tutta la struttura dell’organigramma: Gilg, che guida il gruppo da inizio 2019, ha annunciato tagli per 476 posti di lavoro, di cui 385 nei grandi magazzini e 91 presso la sede di Basilea, dove lavorano 830 persone. Saranno colpiti tutti i livelli gerarchici e tutte le regioni, incluso il Ticino. Tuttavia mancano i dettagli: «non siamo ancora in grado di dire quanti collaboratori saranno colpiti in Ticino, né quali saranno le tempistiche dei tagli», ci ha risposto un portavoce di Manor. «Nei nostri grandi magazzini, inizieremo molto presto con i colloqui. In alcuni negozi coinvolgeremo i dipendenti nella fase di consultazione obbligatoria». Il gruppo, si legge in una nota, ha elaborato un piano sociale ed è in stretto coordinamento con le parti sociali.

La società ha il 61% della quota di mercato, conta circa 8.900 dipendenti in totale, di cui 6.860 nelle filiali. Queste includono 59 grandi magazzini, 30 supermercati e 27 ristoranti Manora. Oltre a risparmiare costi, l’obiettivo dell’operazione è rendere la struttura organizzativa più agile e rafforzare il servizio clienti. A livello di prodotti invece Manor intende concentrarsi sui suoi core business della moda, della bellezza e della casa per quanto riguarda il non-food e sui prodotti freschi e locali per il settore alimentare. D’altra parte, gli altri reparti come quello dei bambini o dell’elettronica non saranno eliminati. Però la società è alla ricerca di partner commerciali, come ad esempio con Sephora che vende all’interno dei magazzini Manor.

Un restyling alla fase tre

Il virus appunto ha accelerato processi di trasformazione già in atto. Sotto il peso del franco forte, del turismo degli acquisti e delle diverse abitudini di spesa (in altre parole dell’importanza crescente dell’online), tre anni fa la società aveva annunciato tagli a 200 impieghi a Basilea. A gennaio di quest’anno il CEO Jérôme Gilg aveva poi annunciato un riorientamento per trasformare Manor nel «principale grande magazzino omnicanale in Svizzera». Gli investimenti digitali prevedevano anche la creazione di 30 posti di lavoro in questo ambito, dopo che nel 2019 erano stati investiti 80 milioni nei negozi e nella digitalizzazione . D’altra parte erano stati previsti adattamenti alla rete di filiali con la chiusura (che ancora non è stata attuata) dei supermercati di Liestal e Delsberg e del grande magazzino di Bachenbülach. Infine era stato deciso di raggruppare i 60 grandi magazzini in 28 unità di vendita per rendere l’organizzazione più fluida. Ne erano seguiti un’ottantina di licenziamenti, di cui almeno una dozzina in Ticino. «Ora facciamo il prossimo passo del piano quinquennale», che era già stato deciso prima dell’epidemia, ha detto ieri un portavoce.

Nonostante gli affari sotto pressione non sono comunque previste chiusure di grandi magazzini. «Le decisioni di localizzazione sono prese per il lungo termine e indipendentemente dalle crisi». Tuttavia, non è stato ancora trovato un luogo sostitutivo per il flagship store chiuso nella Bahnhofstrasse di Zurigo (che da solo contava 480 collaboratori).

Il peso del coronavirus

Come per molte società la pandemia lascia un grosso buco nei conti di Manor: la perdita di fatturato stimata è di 180 milioni di franchi per il 2020, cioè attorno al 10-15%. Le sole misure di sicurezza sanitaria, come l’installazione di pareti in plexiglas o dei sistemi di conteggio dei clienti, erano costate 5 milioni. Motivo per cui Manor aveva chiesto un contributo di 10.000 franchi ai fornitori con un fatturato da centinaia di migliaia di franchi. Però grazie al virus l’online ha registrato una forte crescita, con 100.000 clienti attirati sui canali digitali. Nonostante ciò, il maggior fatturato è stato ben lungi da riuscire a compensare le perdite del business dei grandi magazzini, come aveva detto lo stesso Gilg in un’intervista in aprile.

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