IL LIMITE: “NOI E IL FUTURO”

11.11.2023

È appena terminata la prima giornata di conferenze legate all’evento TEDX LakeComo svoltosi, come al solito, all’interno del suggestivo spazio Villa Erba di Cernobbio (CO).

Il tema che ha accompagnato quest’anno tutti gli interventi è stato IL LIMITE, inteso come linea di demarcazione, confine ma anche come grado, livello o punto estremo da raggiungere, da superare e/o da non superare; o ancora come punto di passaggio a una condizione diversa da quella attuale.

Uno degli speech che hanno colto in modo particolare la mia attenzione è stato quello di Alberto Calcagno, CEO di Dedalus Group, azienda leader mondiale di software per la sanità. Amministratore Delegato di Fastweb per oltre 10 anni, ha guidato l’azienda in una performance record di 41 trimestri consecutivi di crescita. È autore dei libri «Get in Game» e «Tu sei futuro» e ideatore di nuovi format di promozione della conoscenza come Step, il museo immersivo di Milano dove tutti possono misurare la propria FuturAbility, e la «Settimana del futuro», un programma di iniziative a favore della sostenibilità sociale e ambientale.

“La pandemia ci ha fatto perdere quel senso di progettualità che dovrebbe essere il fondamento della nostra vita”.

Inizia così il suo discorso puntando il dito verso il momento storico: “la pandemia, la guerra e il generale rallentamento economico infatti non predispongono lo sguardo al futuro”. Condizione che ci ha fatto perdere quel senso di progettualità, basato su un contatto diretto con il futuro, che dovrebbe essere il fondamento della nostra vita, per saper vivere il presente all’interno di un progetto, come parte di un progetto che si sta realizzando.

Il futuro è infatti (anche) qualcosa di personale, gestibile, alla nostra portata. L’atteggiamento prudente, scaramantico radicato in noi e che ci pone mentalmente “in balia degli eventi” e spesso impauriti verso il futuro viene visto come un limite da superare: “il futuro non lo decide un laboratorio a Wuhan o qualche teoria complottista o chissà quale consesso politico”, dobbiamo invece riappropriarci di noi stessi e riaccendere la consapevolezza che il futuro è alla nostra portata, è dentro di noi, anzi siamo noi. L’immagine più esplicativa è quella di mettersi davanti allo specchio: “generalmente le persone hanno paura di ciò che non conoscono, e questo è normale e naturale. Allora la cosa migliore da fare è capire che il futuro ha il nostro stesso DNA. Il passaggio è capire che non c’è niente di pericoloso, perché il futuro ha i tuoi stessi capelli e i tuoi stessi occhi o anche la tua stessa condizione di sofferenza”. È necessario passare a guardare oltre lo specchio, a quello che potremmo diventare: “Un adolescente ha un grande potenziale di futuro, ovviamente, per lui o lei una delle principali preoccupazioni è il classico: cosa farò da grande. Ma ora sappiamo che il 65% dei ragazzi e delle ragazze della scuola primaria farà lavori che ora non esistono, di cui abbiamo solo qualche vaga idea. Questa condizione genera una comprensibile ansia. È importante allora far visualizzare ai giovani i lavori del futuro, ma non in modo superficiale e astratto, rifugiandosi in strambe definizioni, e dicendo ai ragazzi che, non so, il lavoro del futuro sarà il cloud architect o il cybersecurity specialist. Immaginiamo, invece, di vedere una persona in carne e ossa che ti descrive cosa fa o cosa vorrebbe fare. Allora io ribatterei che avrei voluto fare il garbage designer, cioè uno che progetta oggetti, che so uno spazzolino da denti, non per la loro prima vita, il primo uso, ma anche per la seconda, come riciclaggio, e per la terza, come rifiuto da utilizzare. Per farlo devi essere esperto di materiali, di processi digitali, e devi essere una persona creativa. 35 anni fa mi proponevano lavori tradizionali, ma io avrei voluto qualcuno che, invece, mi raccontasse come si fa, cosa si fa quotidianamente, dalle 8 alle 17, nei lavori del futuro. Insomma, c’è un doppio passaggio, il futuro non deve far paura perché il futuro siamo noi e di noi stessi non possiamo avere paura e poi se cominci ad avere fiducia in te potrai scoprire i lavori che potrebbero interessarti. Questa costruzione della propria fiducia, dall’inizio alla fine di un percorso, è uno dei meccanismi più rassicuranti e più produttivi per un giovane”.

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