WhatsApp e i nuovi accordi sulla privacy, per gli utenti EU non cambia nulla ma un’alternativa a WhatsApp? c’è ed è Svizzera…

 Tratto dal website www.cdt.ch | 12.01.2020

Il noto servizio di messaggistica istantanea da febbraio obbligherà gli utenti non europei a condividere i propri dati con Facebook: in tanti stanno virando su applicazioni alternative, fra cui Threema.

L’Europa non sarà toccata. Grazie al Regolamento generale sulla protezione dei dati, meglio noto come GDPR. Un regolamento dell’Unione Europea che, di fatto, rafforza la privacy dei suoi cittadini e che, per estensione, comprende anche la Svizzera. Eppure, anche alle nostre latitudini molti stanno scappando da WhatsApp. E perché mai? Complice un aggiornamento dei termini di servizio. Da febbraio 2021, infatti, gli utenti non europei saranno obbligati a condividere informazioni personali con la casa madre, Facebook, e con le altre società del gruppo. Altrimenti, non potranno più utilizzare l’app. Un bel dietrofront per il servizio di messaggistica istantanea.

La questione politica

Diciamolo: sono, questi, giorni concitati. Segnati anche dall’assalto al Congresso e dall’addio a WhatsApp dei sostenitori di Donald Trump, una risposta più o meno assurda al blocco imposto al presidente uscente degli Stati Uniti su Facebook e Instagram, altre proprietà di Mark Zuckerberg. Al netto dei discorsi politici, più o meno ovunque nel mondo la questione privacy sta provocando uno spostamento di flussi e utenti verso altre app di messaggistica istantanea. Da Telegram e Signal, le alternative di certo non mancano. Una, in particolare, ha catturato la nostra attenzione. Banalmente, perché è svizzera: si chiama Threema e, sin dalla sua fondazione nel 2012, si pone quale obiettivo «l’uso improprio dei dati degli utenti da parte delle aziende e la sorveglianza da parte dei governi». Si basa, come molti altri servizi, sulla crittografia end-to-end. Ovvero, soltanto le persone che stanno comunicando possono leggere i messaggi.

Una nicchia in crescita

Partita in sordina, Threema ha conquistato in poco tempo 250 mila utenti. Quindi, nel giugno del 2015 è salita a 3,7 milioni di utilizzatori e due anni fa, nel 2018, a 4,5 milioni. Una nicchia rispetto ai 2 miliardi che può vantare WhatsApp, certo, ma comunque in crescita. Basti pensare che l’app, il cui costo di download è fissato a 3 franchi, è in testa alle classifiche dell’App Store di iPhone alla voce social network. Mica male, soprattutto pensando agli otto milioni di utenti raggiunti più o meno un anno fa, l’80% dei quali al di fuori del nostro Paese. Il team, di base a Pfäffikon, nel canton Svitto, vanta dodici persone.

Ma perché Threema è diverso e, stando ai suoi fondatori, migliore rispetto alla concorrenza? Il segreto, ci raccontano, è che non ci sono dati su cui speculare. Vengono cancellati dal server non appena trasmessi. Di più, per iscriversi al servizio Threema non richiede nessuna informazione personale come il numero di telefono. Tradotto, l’utente è sempre in pieno controllo.

Il confronto con le alternative

Dicevamo delle alternative a WhatsApp. In un recente post sul blog aziendale, Threema ha confrontato le sue peculiarità con quelle di altre app di messaggistica istantanea. E così, scopriamo che su Telegram «la crittografia end-to-end nelle impostazioni predefinite è disabilitata» mentre i messaggi «vengono memorizzati in modo permanente su un server» dove, teoricamente, «potrebbero essere letti dal fornitore in qualsiasi momento». Signal, che gode di un’ottima reputazione, «proprio come WhatsApp richiede di fornire un numero di telefono» e, quindi, di rivelare qualcosa in più di noi. Avendo sede negli Stati Uniti, poi, può essere oggetto del Cloud Act che autorizza le autorità statunitensi ad accedere ai dati del fornitore. Su Threema, per contro, «vengono generati solo i dati assolutamente necessari per il funzionamento del servizio». E il servizio «può essere utilizzato senza fornire alcun dato personale».

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